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mercoledì 27 marzo 2013

Lettera Aperta Marzo 2013


Una nuova stagione è iniziata per il nostro Paese. I lati oscuri della politica lentamente stanno venendo alla luce  in tutta la loro gravità grazie alla volontà di tanti cittadini, che insieme hanno deciso di alzare la voce contro privilegi ed indebiti profitti. Questo profondo cambiamento sta cominciando a interrogare i partiti, per la verità non tutti nella stessa misura. Ha iniziato con grande impeto la Sicilia, che ha deciso di porre fine a vicende gattopardesche e restituire dignità, autonomia e forza alla attività di governo.

Questa ventata di aria nuova che sta entrando in tutte le stanze della politica, sconvolgendo vecchi schemi e riportando speranza e fiducia nelle istituzioni, è ancora lontana da Crotone. Sarà per colpa dei cumuli di spazzatura abbandonati a fermentare per  le vie cittadine o per i Silos dell’ex Pertusola che impediscono il ricambio d’aria su questo territorio, fatto sta che l’Amministrazione Comunale ci appare oggi non toccata da questo clima nuovo che sta attraversando il Paese. Ci sorge il legittimo dubbio su quanto essa sia adatta a svolgere il proprio ruolo di rappresentante di un territorio che chiede soluzioni immediate a bisogni da troppo tempo senza risposte, ma oggi divenuti drammatici sotto il peso di una crisi epocale. Ci domandiamo se ci possono essere spiragli per condurre Crotone sulla strada del buon governo, verso quella trasparenza, competenza e spirito di servizio di cui non vediamo traccia. Ora che sta diventando concreta la possibilità di cambiare, crediamo sia doveroso, nei confronti non solo dei tanti cittadini che hanno manifestato tutta la loro indignazione votando il Movimento Cinque Stelle, ma per l’intera collettività, rispettare questa volontà popolare ed avere uno scatto d’orgoglio.
Il dilagare della sfiducia verso questa amministrazione, nella sua ennesima versione (anche questo un evidente segno di precarietà, di incertezza, di inadeguatezza permanente e riconosciuta), ormai si respira tutti i giorni nell’aria, lo si trova per le strade cittadine, viene percepito nella stessa tenuta della maggioranza consiliare, sempre più divisa, sempre più bizantina e capricciosa, lontana non solo da ogni minimo sindacale per ciò che riguarda la disciplina di partito, ma persino da ogni possibilità di essere diretta e indirizzata con autorevolezza e senso delle istituzioni. Oggi i partiti sono sigle vuote e al massimo si tiene una sola linea, quella…… telefonica.
Eppure la coscienza collettiva esprime chiaramente i propri desideri: contenimento degli sprechi, decoro urbano, scelte risolute e condivise.
Avviare una radicale fase di cambiamento per noi significa affrontare e risolvere alcune importanti questioni che non sono più rinviabili.
Ambiente e Bonifica sono la priorità. Non si possono più tollerare ritardi e cavilli che nascondono  mancanza di idee e progettualità o motivazioni sconosciute ai più. Innumerevoli volte abbiamo ripetuto, che la bonifica non riguarda solo la fase dell’abbattimento dei capannoni dismessi o la pur importante messa in sicurezza. Il compito di una vera classe dirigente sarebbe quello di proporre un modello di rinascita del nostro territorio, indicando il primo progetto post-industriale, che sarebbe il primo dell’intero Mezzogiorno d’Italia. Noi crediamo che a Crotone è possibile farlo.
Ridisegnare un nuovo scenario urbano, valorizzare le vocazioni naturali della nostra terra, creare nuova occupazione: in definitiva progettare il futuro confrontandosi e coinvolgendo la città in tutte le sue espressioni. Per fare questo occorre autorevolezza e dignità nei confronti dell’ENI, con cui avviare un confronto autentico, alla luce del sole, guardando negli occhi l’interlocutore , “dandogli del tu”, senza subalternità alcuna. ENI deve essere coinvolto nel processo di sviluppo, considerati gli interessi strategici che continua ad avere sul territorio. Né demonizzazione, quindi, né sudditanza, ma l’avvio di una politica che tuteli gli interessi dell’intera collettività. La realtà oggi, purtroppo è fatta di ritardi e ambiguità, vedi Convenzione Jonica Gas ancora a un punto morto, bonus idrocarburi ecc. ecc. ecc.
Essere “custodi dell’ambiente” significa per una Pubblica Amministrazione, governo del territorio.
La stagione estiva è alle porte e si sta rischiando di compromettere l’unica vera ricchezza che è rimasta alla nostra città, se è vero che i liquami del depuratore finiscono sistematicamente a mare. Quando si interviene?
Avviare una radicale fase di cambiamento significa anche affrontare il problema dei costi della politica.
Fare parte di un Consiglio Comunale o di una Giunta, dovrebbe essere inteso come un grande onore e interpretato con spirito di servizio nei confronti della collettività. I cittadini assistono invece a sedute a volte inconcludenti e sterili battibecchi. Andare a rivedere l’organizzazione e la produttività del Consiglio Comunale e della Giunta sarebbe un forte segnale di avvicinamento alla gente in un così delicato momento. Riduzione delle Commissioni, rivisitazione degli Assessorati, anche qui con una loro possibile riduzione (oggi sono 8 con una serie di deleghe tenute direttamente dal Sindaco), dimezzamento degli emolumenti del Sindaco e degli Assessori e di conseguenza di tutti i vertici designati dalla politica nelle società partecipate: tutto ciò sarebbe un atto concreto di recepimento del comune sentire e della generale insofferenza. Non si possono chiedere sacrifici alla popolazione se prima di tutto non danno l’esempio coloro che sono alla guida della città.   
Queste sono alcune delle riflessioni che con grande umiltà poniamo all’attenzione di quanti hanno responsabilità di governo. Se non si è capaci di cogliere quello che sta avvenendo nel Paese e mettersi alla testa del cambiamento, tanto vale andare ad elezioni amministrative anticipate ponendo fine al galleggiamento e all’agonia.
Non ci venissero a dire che questo favorirebbe l’affermazione degli avventurismi o peggio la vittoria delle destre. Il tempo del meno peggio è finito, così come la logica della “guerra fredda” o del “taci che il nemico ti ascolta”. Oggi la gente vuole essere degnamente rappresentata e amministrata. Tutto il resto è solo chiacchiericcio inconsistente.
Anche perché, sia detto senza ipocrisie, il primo amico della destra è la sinistra quando si allontana dal popolo. Se non è stata in grado di vincere ora, con la crisi sociale in atto e dopo quasi venti anni di circo berlusconiano; se ancora il “sire” di Arcore riesce a coagulare gli umori indecenti del Paese per dare forza di massa alla difesa dei suoi interessi economici e giudiziari ripresentando una destra certamente poco europea e poco credibile; se nemmeno la deludente esperienza di un governo regionale particolarmente disattento verso il nostro territorio viene sfruttata adeguatamente per spostare consensi; se nemmeno, dunque, con tutte queste condizioni favorevoli questo centrosinistra è riuscito a ottenere una vittoria piena, allora, forse, è il caso di ammettere che il problema è una classe dirigente autoreferenziale, priva di rappresentatività e di radicamento. 

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