Una
nuova stagione è iniziata per il nostro Paese. I lati oscuri della politica
lentamente stanno venendo alla luce in
tutta la loro gravità grazie alla volontà di tanti cittadini, che insieme hanno
deciso di alzare la voce contro privilegi ed indebiti profitti. Questo profondo
cambiamento sta cominciando a interrogare i partiti, per la verità non tutti
nella stessa misura. Ha iniziato con grande impeto la Sicilia, che ha deciso di
porre fine a vicende gattopardesche e restituire dignità, autonomia e forza
alla attività di governo.
Questa
ventata di aria nuova che sta entrando in tutte le stanze della politica,
sconvolgendo vecchi schemi e riportando speranza e fiducia nelle istituzioni, è
ancora lontana da Crotone. Sarà per colpa dei cumuli di spazzatura abbandonati
a fermentare per le vie cittadine o per
i Silos dell’ex Pertusola che impediscono il ricambio d’aria su questo
territorio, fatto sta che l’Amministrazione Comunale ci appare oggi non toccata
da questo clima nuovo che sta attraversando il Paese. Ci sorge il legittimo
dubbio su quanto essa sia adatta a svolgere il proprio ruolo di rappresentante
di un territorio che chiede soluzioni immediate a bisogni da troppo tempo senza
risposte, ma oggi divenuti drammatici sotto il peso di una crisi epocale. Ci
domandiamo se ci possono essere spiragli per condurre Crotone sulla strada del
buon governo, verso quella trasparenza, competenza e spirito di servizio di cui
non vediamo traccia. Ora che sta diventando concreta la possibilità di
cambiare, crediamo sia doveroso, nei confronti non solo dei tanti cittadini che
hanno manifestato tutta la loro indignazione votando il Movimento Cinque
Stelle, ma per l’intera collettività, rispettare questa volontà popolare ed
avere uno scatto d’orgoglio.
Il
dilagare della sfiducia verso questa amministrazione, nella sua ennesima
versione (anche questo un evidente segno di precarietà, di incertezza, di
inadeguatezza permanente e riconosciuta), ormai si respira tutti i giorni
nell’aria, lo si trova per le strade cittadine, viene percepito nella stessa
tenuta della maggioranza consiliare, sempre più divisa, sempre più bizantina e
capricciosa, lontana non solo da ogni minimo sindacale per ciò che riguarda la
disciplina di partito, ma persino da ogni possibilità di essere diretta e
indirizzata con autorevolezza e senso delle istituzioni. Oggi i partiti sono
sigle vuote e al massimo si tiene una sola linea, quella…… telefonica.
Eppure
la coscienza collettiva esprime chiaramente i propri desideri: contenimento
degli sprechi, decoro urbano, scelte risolute e condivise.
Avviare
una radicale fase di cambiamento per noi significa affrontare e risolvere
alcune importanti questioni che non sono più rinviabili.
Ambiente
e Bonifica sono la priorità. Non si possono più tollerare ritardi e cavilli che
nascondono mancanza di idee e
progettualità o motivazioni sconosciute ai più. Innumerevoli volte abbiamo
ripetuto, che la bonifica non riguarda solo la fase dell’abbattimento dei
capannoni dismessi o la pur importante messa in sicurezza. Il compito di una
vera classe dirigente sarebbe quello di proporre un modello di rinascita del nostro
territorio, indicando il primo progetto post-industriale, che sarebbe il primo
dell’intero Mezzogiorno d’Italia. Noi crediamo che a Crotone è possibile farlo.
Ridisegnare
un nuovo scenario urbano, valorizzare le vocazioni naturali della nostra terra,
creare nuova occupazione: in definitiva progettare il futuro confrontandosi e
coinvolgendo la città in tutte le sue espressioni. Per fare questo occorre
autorevolezza e dignità nei confronti dell’ENI, con cui avviare un confronto
autentico, alla luce del sole, guardando negli occhi l’interlocutore ,
“dandogli del tu”, senza subalternità alcuna. ENI deve essere coinvolto nel processo
di sviluppo, considerati gli interessi strategici che continua ad avere sul
territorio. Né demonizzazione, quindi, né sudditanza, ma l’avvio di una
politica che tuteli gli interessi dell’intera collettività. La realtà oggi,
purtroppo è fatta di ritardi e ambiguità, vedi Convenzione Jonica Gas ancora a
un punto morto, bonus idrocarburi ecc. ecc. ecc.
Essere
“custodi dell’ambiente” significa per una Pubblica Amministrazione, governo del
territorio.
La
stagione estiva è alle porte e si sta rischiando di compromettere l’unica vera
ricchezza che è rimasta alla nostra città, se è vero che i liquami del
depuratore finiscono sistematicamente a mare. Quando si interviene?
Avviare
una radicale fase di cambiamento significa anche affrontare il problema dei
costi della politica.
Fare
parte di un Consiglio Comunale o di una Giunta, dovrebbe essere inteso come un
grande onore e interpretato con spirito di servizio nei confronti della
collettività. I cittadini assistono invece a sedute a volte inconcludenti e
sterili battibecchi. Andare a rivedere l’organizzazione e la produttività del
Consiglio Comunale e della Giunta sarebbe un forte segnale di avvicinamento
alla gente in un così delicato momento. Riduzione delle Commissioni,
rivisitazione degli Assessorati, anche qui con una loro possibile riduzione
(oggi sono 8 con una serie di deleghe tenute direttamente dal Sindaco),
dimezzamento degli emolumenti del Sindaco e degli Assessori e di conseguenza di
tutti i vertici designati dalla politica nelle società partecipate: tutto ciò
sarebbe un atto concreto di recepimento del comune sentire e della generale
insofferenza. Non si possono chiedere sacrifici alla popolazione se prima di
tutto non danno l’esempio coloro che sono alla guida della città.
Queste
sono alcune delle riflessioni che con grande umiltà poniamo all’attenzione di
quanti hanno responsabilità di governo. Se non si è capaci di cogliere quello
che sta avvenendo nel Paese e mettersi alla testa del cambiamento, tanto vale
andare ad elezioni amministrative anticipate ponendo fine al galleggiamento e
all’agonia.
Non
ci venissero a dire che questo favorirebbe l’affermazione degli avventurismi o
peggio la vittoria delle destre. Il tempo del meno peggio è finito, così come
la logica della “guerra fredda” o del “taci che il nemico ti ascolta”. Oggi la
gente vuole essere degnamente rappresentata e amministrata. Tutto il resto è
solo chiacchiericcio inconsistente.
Anche
perché, sia detto senza ipocrisie, il primo amico della destra è la sinistra
quando si allontana dal popolo. Se non è stata in grado di vincere ora, con la
crisi sociale in atto e dopo quasi venti anni di circo berlusconiano; se ancora
il “sire” di Arcore riesce a coagulare gli umori indecenti del Paese per dare
forza di massa alla difesa dei suoi interessi economici e giudiziari
ripresentando una destra certamente poco europea e poco credibile; se nemmeno
la deludente esperienza di un governo regionale particolarmente disattento
verso il nostro territorio viene sfruttata adeguatamente per spostare consensi;
se nemmeno, dunque, con tutte queste condizioni favorevoli questo
centrosinistra è riuscito a ottenere una vittoria piena, allora, forse, è il
caso di ammettere che il problema è una classe dirigente autoreferenziale,
priva di rappresentatività e di radicamento.
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